Mi sono trovato più volte, come credo molti di quelli che praticano questa disciplina sportiva, a spiegare cosa è il calisthenics, ma non sono mai entrato troppo nel dettaglio di cosa è realmente e quali sono le fondamenta, per lo meno nella visione odierna di coloro che in Italia hanno iniziato “per primi” a praticarlo o a discuterne.

Il calisthenics ha origini molto antiche. Le prime informazioni su questa disciplina risalgono agli antichi greci, menzionate in una relazione sulla guerra di Sparta da un esploratore persiano  prima della Battaglia delle Termopili; in essa l’interpretazione persiana vedeva quei movimenti strani come una forma di danza e un segno di debolezza.

Agli inizi del 1800 il calisthenics fu introdotto nei programmi di educazione fisica per gli studenti americani e – tra alti e bassi – vi è rimasto fino ai giorni nostri.

Il calisthenics assunse varie forme durante la sua diffusione, fino a configurazioni con un’elevata connotazione artistica derivata da contaminazioni della danza.

Il termine calisthenics è di derivazione greca: kalos, che significa bellezza e sthenos, cioè forza; agli inizi della sua diffusione era opinione comune che portasse a sviluppare anche l’eleganza del portamento e dei movimenti.

Correntemente, col termine calisthenics si indicano una serie di esercizi fisici a corpo libero, senza l’ausilio di strumenti. Tra questi vi sono: affondi, jumping jack, sit-ups, crunches, push-ups, pull-ups, squat, calf-raises, dips, flutter kick.

Queste sono un paio di informazioni generali su questa metodica di allenamento.

La scelta di Calisthenics nacque per una semplice necessità di distinzione dal mondo dello streetworkout che tutti conosciamo e dal quale noi non ci sentivamo rappresentati, non perché ci sentissimo superiori, ma perché in qualche modo lo sentivamo limitante nell’approccio. Lo scopo principe del calisthenics non era per noi ottenere una forma fisica invidiabile, ma raggiungere livelli di forza mai visti; la forma fisica è sempre e solo stata una conseguenza dell’allenamento. Nessuna dieta, nessuno specchio avrebbero mai potuto competere col padroneggiare skills alla Paulinetti o Benincasa.

Potrà anche sembrare altezzoso, ma questa è la visione di buona parte degli “adepti” a questo movimento sportivo che negli ultimi tempi sembra essere esploso.

Certamente ognuno ha la propria visione, molti non vedranno distinzioni tra calisthenics e streetworkout, ma è indubbio che lo streetworkout americano fosse ben lontano dal raggiungere skills come one arm front lever, oner arm muscle up, quando approdò in Italia, benché venisse praticato da anni. Indubbiamente ognuno ha i propri obiettivi e la fisicità degli elementi di spicco del panorama italiano, attrarranno per forza di cose anche coloro che hanno come obiettivo puramente il lato estetico. In questo non vi è nulla di male, ma calisthenics non è questo: calisthenics è qualcosa che è ancorato alle origini della ricerca della forza per essere pronti a combattere; a quando Leonida nella battaglia delle Termopili rispose a Serse, che gli intimò di arrendersi e consegnare le armi, “Venite a prendervele!”.

Questo è quello che nell’intimo ogni calisthenico pensa quando sta affrontando un nuovo demone: mai mollare fino alla fine, nessuno può nulla contro la determinazione e la forza.

Paolo Ottino